Noi il nostro 25 aprile lo dedichiamo a Giovanna Marturano

Abbiamo scelto Giovanna come esempio di donna sempre forte e appassionata fino all’età avanzata. Un modello a cui ispirarsi: antifascista, partigiana e femminista.

Una piccola figura ma una grande donna. La sua vita è stata difficile, impegnata nella lotta antifascista, tra carcere, confino, espatri in Francia e in Russia. Ha scelto di sposarsi al confino, a Ventotene nel 1941 e ha preso parte alla Resistenza romana dando vita ai Gruppi di iniziativa Femminile.

 

Ma Giovanna era una donna semplice, dotata di ironia, come si evince nei suoi racconti sulla fame, che sono molti: “[Durante] la guerra noi abbiamo mangiato il prosciutto badogliano coi vermi. Ogni giorno, ogni volta che prendevo il prosciutto, levavo tutti i vermi, cuocevo la parte che dovevamo mangiare e, chiudendo gli occhi, ce la mangiavamo. E come era buono, per carità, naturalmente mio marito non li voleva vedere i vermi; la compagna dove eravamo nascosti, neanche lei. Io ero più coraggiosa evidentemente, in questo senso, e allora mi chiudevo a chiave perché se no sbirciavano e non mangiavano più niente. Dico: ‘Ahò, volete sprecà?’”

Sono innumerevoli gli episodi  di come ha condotto la sua lotta per la libertà negli anni della sopraffazione fascista e come ha combattuto per la conquista di diritti di donne e uomini. Ma la preoccupazione maggiore è stata fino alla fine quella di tramandare la storia ai giovani “Voglio testimoniare- soprattutto ai giovani- la mia esperienza di vita per far capire loro cosa siano stati il fascismo, la lotta contro di esso, l’occupazione nazista, la guerra e la Resistenza.”

 

Tutti nel Partito e nella scuola ricordano la sua frase “Dal lavoro si va in pensione dalla lotta per la libertà mai”. Una donna, che fino alla soglia dei 100 anni, quando iniziava a parlare agli studenti calava il silenzio e fino alla fine l’attenzione era altissima.

Come si legge dal quaderno Giovanna Marturano – ricordi di chi l’ha conosciuta (Ed. Udi La Goccia), è stata una donna amata da chiunque l’abbia incontrata, in particolare i ragazzi delle scuole non volevano mai lasciarla andare via, se non con la promessa di rivedersi.

Un’insegnante scrive “Con semplicità spiegava uno dei momenti più cupi e difficili della nostra storia, coinvolgendo le giovani menti in un dibattito serrato con la giustizia, l’uguaglianza, la libertà, i diritti fondamentali degli uomini, insegnando come la difesa di questi diritti sia la base della vita.”

 

Noi crediamo in tutto questo e ci impegniamo a mantenere vivi questi valori.

Grazie “Bimba col pugno chiuso”.

 

(Immagine: Maurizio Ribichini)​

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