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CHI SIAMO

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Siamo un gruppo di donne che nel 1984, nella storica sede dell’UDI Provinciale di Roma in via della Colonna Antonina...

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Quando “Un cuore che batte” sono due 

Il 16 maggio scorso è stata presentata alla Corte Superiore di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo “Un cuore che batte”. Propone di aggiunge all’articolo 14 della legge 194 del 1978 il comma 1-bis che così recita “Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta in grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso.”I promotori antiabortisti tra cui “Ora et Labora, in Difesa della Vita” scrivono di averla inviata tramite Pec a tutti i comuni italiani, dunque, è una proposta di legge nazionale.La prima domanda è: i signori che hanno scritto questa proposta pensano, sonoramente sbagliando, che la donna che è intenzionata ad abortire non sappia il senso di quello che ha deciso di fare? La ritengono una irresponsabile? E non si rendono conto del carico offensivo insito nella loro proposta - purtroppo già colpevolmente e vergognosamente operativa in alcuni ospedali - che si configura come una forma di dissuasione col sapore di stigma, punizione preventiva per chi voglia utilizzare la 194, una legge dello stato regolarmente approvata a larga maggioranza dal Parlamento italiano? Va allora stigmatizzato e punito anche lo stato? Vogliamo ricordare che l’aborto è sempre esistito in tutto il mondo e innumerevoli sono nei millenni le donne morte nel tentativo di fare i conti con un corpo fertile, che agisce senza tenere in considerazione le condizioni di vita e di salute mentale e psichica della potenziale madre. Noi donne sappiamo bene per esperienza, che si sceglie di abortire per amore/rispetto di sé ma anche per amore del progetto di vita che si porta in grembo. Abbiamo riflettuto tanto insieme e lottato per trasformare la procreazione da destino ineluttabile a scelta responsabile fino ad ottenere i consultori e la legge 194. È stato un passaggio fondamentale di civiltà in quanto non esiste dignità del soggetto al di fuori della possibilità di scelta: il corpo biologico, infatti, non esaurisce la piena soggettività di noi esseri umani. Siamo indignate per questa ennesima provocazione, un tentativo di rimessa in discussione della nostra autodeterminazione, e riteniamo una grave scorrettezza istituzionale il fatto che Enti locali come il VI Municipio di Roma stiano facendo propaganda per la raccolta di firme su proprie pagine Facebook o altrove.Continueremo ad aprire spazi di confronto e ci auguriamo che non si raggiungano le 50 mila firme necessarie. Nello stesso tempo vigileremo affinché nei comuni d’Italia non compaiano come propaganda e invito alla firma manifesti come quelli più volte in passato ritirati in quanto ritenuti offensivi della dignità di noi donne e della nostra libera scelta.                                                                                       UDI ROMANA LA GOCCIA  e UDI MONTEVERDE​

LA VIA MAESTRA

Eravamo lì, sabato 7 ottobre 2023. In piazza. L’appello lanciato dalla CGIL  per la via maestra in difesa della Costituzione non poteva lasciarci insensibili.L’UDI  Romana La goccia era nel corteo che da piazza della Repubblica sfilava verso San Giovanni. Era con le compagne delle UDI di Pescara, Reggio Calabria, Palermo e le più giovani di Genova. Eravamo unite da nord a sud.I nostri corpi vicini a sorreggere lo striscione dell’UDI di Palermo “Fuori la guerra dalla Storia”. Storia che le donne hanno fatto, subito con le cicatrici lasciate delle guerre. Armate di t-shirt personalizzate, coccarde, bandiere, megafoni sonori e volantini abbiamo marciato allegramente intonando slogan e canzoni.Le voci squillanti, hanno rivendicato e urlato parole cariche di significato e di rivendicazioni:Lavoro, diritti, occupazione, questa è la nostra rivoluzione; Abbiamo costruito la democrazia gridando forte io sono Mia; Lavorare tutte ma non sfruttate né precarie né molestate, Donna donna donna non smetter di lottare questa via maestra non abbandonare.Siamo arrivate in una bellissima piazza gremita di persone , pressate, sudate, sedute, in piedi, al sole ma sempre orgogliose della nostra storia, attente e pronte a lottare nel caso di deviazione dalla maestra via!      

I capelli delle donne

Quanta semplicità e abitudine c’è per noi donne nel legare i capelli, lunghi o corti, tirarli su con elastici, mollette più o meno leziosi. Quanta libertà c’è in questi gesti.I social sono pieni di tutorial su come farlo in pochi secondi. Migliaia di ragazze imparano tecniche e si divertono nel farlo. Ma non a tutte, oggi, è permesso di accedere ai social.Per alcune gestire in pubblico i propri capelli è oltraggioso.L’Iran ha la sua moralità patriarcale e ribellarsi a questa significa anche andare incontro alla morte.Ragazze, donne, e anche uomini, in questi giorni stanno dimostrando con grande coraggio che loro non vogliono più essere costrette in regole imposte dagli uomini conservatori degli ultimi decenni.Vogliono tornare a essere libere come lo erano e come lo siamo noi. Vogliono i loro capelli al vento, sciolti, legati, acconciati, ben visibili. Vogliono decidere loro!L’autodeterminazione è un concetto che fa paura a questi uomini, che quindi reprimono, arrestano e uccidono le donne ribelli. Donne che chiedono a gran voce i propri diritti, la libertà, il cambiamento.Siamo vicine alle sorelle iraniane in questa coraggiosa lotta affinché le loro figlie possano vivere una vita libera e autodeterminata. ​

Canzoni slogan e storie

Da un incontro casuale, con le donne di Settimo Torinese, una bella iniziativa che ripercorre la parole urlate, cantate, scritte dell'UDI e del femminismo degli anni '70 e '80. Un cammino che si conclude con il presente e una mostra che racconta la storia delle donne in Italia.L'appuntamento è per il 12 marzo ore 18.00 www.facebook.com/forumdonnesettimotorinese

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